Fino a paradossi evidenti: quello che ti salva il lunedì, ti uccide il sabato.
Ciò che allunga la vita d’estate, la minaccia d’inverno.
Insomma: il cibo fa ammalare o fa guarire?
Attraverso un occhio scientifico, che compie un’osservazione neutra e deduttiva, possiamo sempre verificare l’effetto di una sostanza sul corpo.
E il cibo, come tutte le sostanze, può avere degli effetti misurabili e ripetibili.
Ed è altrettanto vero che molte persone, assumendo cibi specifici, riscontrano dei sintomi immediati.
Le Biocostellazioni portano finalmente ordine in questo caos e ci liberano dall’atteggiamento fideistico e a tratti feticista con cui guardiamo al nutrimento vitale.
Innanzitutto, il cibo è mamma.
Ed è con mamma che abbiamo tanti di quei problemi che poi trasferiamo sull’alimentazione.
Il cibo è coloro cui lo associamo.
Dunque, ogni alimento per noi, segretamente, ha un volto.
In secondo luogo, tutti i cibi hanno un potere simpaticomimetico o vagomimetico, agendo sul corpo in maniera opposta.
È dunque vero che, in alcune condizioni, un cibo ci è più adatto di un altro, e infatti, generalmente, ne abbiamo istintivamente voglia.
Al mattino presto ci va un caffè piuttosto che una camomilla e, quando abbiamo la febbre, ci attrae di più una spremuta d’arancia fredda rispetto a una tisana rilassante calda.
Ma è altrettanto verificabile, 100 volte su 100, che solo uno spiazzamento biologico, una relazione sospesa, possono innescare una risposta sensata che noi chiamiamo “sintomo”.
Dunque il cibo non fa ammalare né guarire.
Ci accompagna, lungo la nostra vita, come parte delle nostre esperienze, emozioni, relazioni.
Allora, invece di un nemico da combattere o una panacea per prevenire la vita stessa e i suoi cambiamenti, finalmente potrà tornare a essere una delle esperienze più belle e sacre del nostro vivere.