“Chi stai guardando alle mie spalle?”
La dipendenza affettiva è la più profonda e dolorosa delle dipendenze, così come il dolore dell’anima è di gran lunga peggiore al dolore fisico.
Eppure, ogni essere umano ha dei bisogni cui non può rinunciare. Il più naturale e necessario di questi è proprio il bisogno di relazioni, di scambi, di amore.
Nessuno si basta da solo.
Ma allora, come si fa a non cadere nella dipendenza affettiva?
Quando è che un legame supera il confine dell’equilibrio, della relazione costruttiva e diviene una dipendenza?
Quando la persona subordina la propria felicità, il proprio valore e spesso, la propria vita, al giudizio, al riconoscimento, agli umori e alle approvazioni di un’altra persona.
C’è un’immagine primaria che accompagna il dipendente affettivo: il neonato che non può vivere senza la madre.
La comune percezione della dipendenza affettiva è quella di una persona la cui crescita psichica si è interrotta a seguito di uno shock, di un individuo fragile che non riesce a superare le ferite infantili, l’abbandono subìto da piccolo, il rifiuto di un genitore, di una persona empatica e psicologicamente gracile, che sottostà alle angherie di un narcisista.
Eppure, le costellazioni familiari ci hanno insegnato che esiste sempre una prospettiva sistemica nei problemi e - soprattutto - che ogni disagio è espresso da un gruppo familiare, attraverso un suo appartenente.
Durante il webinar, vedremo insieme come le dinamiche nascoste emergono attraverso le costellazioni, mostrando che - in tutte le dipendenze affettive - si riscontra la mancanza di un elemento decisivo.
Che non necessariamente è la madre, o il padre. Molti di noi, a propria insaputa, provano un sentimento - cosciente o meno - di dipendenza poiché - al di là delle ferite emotive e del dolore accumulato - si identificano semplicemente con qualcun altro e ne vivono anche le sofferenze e gli irrisolti.
Ho incontrato decine di persone che provavano un senso di disperazione e morte perché nel partner proiettavano un fratellino o una sorellina abortiti, e ciò sembrava a tutti gli effetti una dipendenza: era però una dinamica ben più profonda e complessa.
Sarà necessario dunque fare un cenno a questi fenomeni e alla sindrome del gemello scomparso, che è all’origine di moltissimi legami di dipendenza.
Dunque al dipendente affettivo dovremmo sempre domandare: “chi stai guardando, alle mie spalle?”.
La buona notizia è: lavorando profondamente su di sé e su queste relazioni sospese, ogni persona può acquisire la propria forza e sicurezza personali, ovvero, il proprio posto nel sistema, liberandosi del dolore e del disordine, aprendo un nuovo spazio di realizzazione e co-creazione, giungendo alla riva agognata di un legame adulto, costruttivo, in cui entrambi i partner concorrono allo sviluppo, alla liberazione, alla felicità e alla realizzazione dell’altro.
Concluderemo con una bella meditazione finale.
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